L'unione europea rischia l'autogol con la Cina?
Rivoluzione automotive, con la Cina che fa paura a Europa e Stati Uniti. Lo sviluppo delle auto elettriche sta distruggendo il dominio storico dei giganti automotive: indicativamente, su tutto il globo terracqueo, esistono 800 Case auto, che puntano forte sulle vetture a batteria. In primis, la cinese BYD, che ha appena respinto le accuse di Bruxelles secondo cui il successo delle sue auto elettriche è dovuto ai sussidi ricevuto dal governo di Pechino. La Commissione Ue ha dichiarato di aver raccolto prove sufficienti sulle illecite sovvenzioni ai produttori orientali nel Vecchio Continente: l’imposizione di dazi sulle auto prodotte in Cina, già dal prossimo luglio, è pronta. Intanto, però, il governo italiano dialoga coi cinesi per capire quale possa essere il futuro industriale nel nostro Paese: obiettivo, attrarre un secondo produttore di automobili oltre a Stellantis.
Solo gossip? No. “Abbiamo alcuni contatti per discuterne”, le parole di Michael Shu, direttore generale di Byd Europe, durante il Salone dell’auto di Ginevra. Quali i fattori che incideranno? “Dipende dalle nostre vendite: ora stiamo facendo ottimi progressi”. Ricordiamo che BYD nel 2023 ha superato Tesla come più grande produttore di veicoli elettrici al mondo, e ha già avviato il piano per realizzare la sua prima fabbrica europea in Ungheria nel 2027. Da parte sua, il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, a margine della visita allo stabilimento ex Ilva di Taranto, ha detto chiaro e tondo: “Abbiamo contatti con diverse case automobilistiche. Non posso fare nomi, dobbiamo accogliere nel migliore dei modi tutti quelli che vogliono realizzare un investimento produttivo nel nostro Paese”.
Il target è salvare i livelli occupazionali, dare lavoro all’indotto auto, avere un’alternativa a Stellantis. “Siamo gli unici ad avere un unico costruttore di auto. Negli altri Paesi della Ue, produttori storici di auto come il nostro, vi sono due, tre, quattro, anche cinque o sei competitor e noi ci auguriamo che questo possa accadere anche in Italia per rafforzare la filiera dell’automotive, che è il vero orgoglio del Made in Italy e che fornisce componenti importanti, significativi. Non soltanto alla nostra casa automobilistica che è Stellantis, ma anche ad altre case che producono all’estero”, ha aggiunto il ministro.
In sintesi, abbiamo Stellantis, Ferrari, DR Automobile Group (sebbene con pezzi dalla Cina) e Lamborghini (italiana di Audi del gruppo Volkswagen), più le hypercar Pagani. Se Stellantis spostasse parte delle attività in Paesi a basso costo, ecco che il nostro governo potrebbe anche prendere in considerazione un secondo big da noi. Fra l’altro, e qui ci si ricongiunge con la premessa iniziale, se una Casa cinese costruisse in Italia, non subirebbe dazi. Non si avrebbe dumping: l’esportazione di merci (auto elettriche) a prezzi molto più bassi di quelli praticati sul mercato interno, da parte di chi stradomina nel mercato interno.
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